20 giorni in Corea del Sud: una piccola guida (con tante foto)
Metropoli, templi, caffè e cosmetica, ma soprattutto futuro: un viaggio in Corea, tentando di decifrarne la cultura, è un cocktail ricco di ingredienti.
Qualche sera fa, in un’occasione mondana, parlavamo di Corea con qualcuno che ci era stato da poco e alla fine abbiamo scoperto di pensarla tutti allo stesso modo: un viaggio in Corea ti piacerà se del mondo non hai visto nulla, oppure se hai visto molto. Perché, da un punto di vista puramente estetico, la Corea del Sud non è il paese più incredibile del mondo. Non c’è la bellezza stordente del Giappone, né la cultura millenaria della Cina. Alcuni templi sono belli, altri molto belli, ma quasi mai imperdibili, del passato non restano che poche pietre e qualche villaggio ricostruito, e la natura è sì fitta, ma anche un po’ monotona. Seoul è una metropoli affascinante ma non c’è una vera e propria attrazione principale ed è difficile dare una risposta precisa alla domanda: cosa ti ricordi della Corea? Anzi, in realtà è facilissimo: ci si ricorda della Corea.
Un paese che vive nel futuro, ma con le cicatrici del passato, in un presente pieno di contraddizioni ma anche di atmosfera, di vita pulsante, di cultura. Ci si va non tanto per vedere bellezze indimenticabili, ma per scoprire quella cultura, e il popolo che la vive. Per capire la fascinazione per gli Idol del K-pop, l’industria della perfezione estetica, la cultura del caffè e della raffinata gastronomia, il rapporto con la natura, con la competizione, con la fede e con la storia. Per capire dove andremo, perché loro ci sono già. E soprattutto, per la vita che scorre. È questo il bello della Corea del Sud, è questo che ci ha lasciato un ricordo indelebile, e per cui vorremmo tornarci presto.
COSA FARE (o meglio, cosa abbiamo fatto)
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