Come sei dimagrita
Centinaia di commenti tutti uguali, certamente in buona fede, certamente per farmi piacere. Eppure -come sempre quando si parla di peso altrui- la storia è un po' più complicata di come sembra.
Scrivo queste mie riflessioni seduta su una sedia abbastanza scomoda in quello che è uno dei più grandi aeroporti del mondo, Bangkok. La scomodità è abbastanza imprevista perché sono in una lounge, ma i privilegi talvolta hanno virate strane: per esempio, qui comincia a essere tardi, ho sonno, l’aereo sta accumulando ritardo dopo il primo scalo, questa sedia è -appunto- dura come una noce di cocco e il tizio seduto davanti a me non solo si è levato scarpe e calzini (perché i calzini?), ma sta ispezionando il suo naso con il mio puntiglio quando scrivo di un Ferragnez a caso.
Quindi, piuttosto disgustata, ho abbandonato il mio piatto della cena a metà perché per quanto il pensiero fosse irrazionale, mi sembrava di masticare caccole. A tal proposito, vorrei anche aggiungere due considerazioni veloci sulla scarsa qualità del cibo offerto da Thai sull’aereo, ma a questo punto immagino sia già pericolosamente vicina a fare la fine di Alain Elkann e i famosi Lanzichenecchi sul treno per Foggia, per cui vi prego di assolvermi per tutti i pensieri da stronza privilegiata. E- se potete- leggete il resto con la clemenza che si deve a chi ha dovuto giudicare Sonia Bruganelli per sette puntate.
Tornando a me in aeroporto, mi sono strenuamente battuta contro la tentazione di dormire perché c’è una cosa che voglio consegnare alla mia newsletter prima di scollegarmi per ore dal mondo sotto i 30.000 piedi.
Quella cosa riguarda il mio peso.
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