Dicembre 2024. Ero su uno dei tanti treni che da Roma mi riportano a Milano, la domenica dopo Ballando con le stelle. Sonnecchiavo sulla mia poltrona ripensando con dolore al tango di Bruganelli, quando Lorenzo mi fa: “Leggi questa intervista”. “Sulla Gazzetta dello sport? Ti risulta che mi interessi il calcio?”. “Non parla di calcio ma di boxe”. “Ti risulta che mi interessi la boxe?”. “La boxe è un pretesto, parla di un pugile che ha una storia incredibile”. Lorenzo, come spesso accade quando non si parla di fondotinta, aveva ragione. Quella lettura è stata una folgorazione. Io quel pugile non volevo solo conoscerlo, volevo trovare il modo di raccontare la sua vita.
È così che nasce “Diallo”: durante un viaggio. E, in fondo, “Diallo” è proprio la storia del lungo viaggio di un quattordicenne che sognava l’Angola, la terra promessa dal padre, finché la vita – e la morte – cambiano irreversibilmente la sua rotta.
Il deserto, la miseria, i rapimenti, fino alla Libia e a quel “biglietto” per l’Italia, che lui credeva di raggiungere su un traghetto. Nella lotteria del mare sopravvive, vede altri morire. Il destino lo porta a Lastra a Signa, dove trova una palestra e gli occhi buoni di chi vede in lui un futuro da campione. E nel rumore sordo del sacco da boxe, Diallo scopre di cosa è fatto il suo destino: di un ring che diventa casa, dell’amore per una donna e di una sfida che non è solo contro un avversario: è contro il suo passato.
”Diallo” è un documentario da 60 minuti prodotto dalla mia (e di Lorenzo) Boutade, con la post-produzione e il montaggio di WeAreDiferente di Alessandro Pelegatta (‘Sanpa’, ‘Yara’ - Netflix).
Sarà disponibile dal 30 luglio solo qui, in anteprima esclusiva per gli abbonati di Vale Tutto.
E io spero che amerete questa storia difficile e luminosa come l’abbiamo amata io e Lorenzo.
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