Giorgia è tornata in Italia
Dopo nove anni di cure in America, la 16enne pugliese il 20 agosto è tornata a Lecce. Una vicenda intricata tra raccolte fondi e una permanenza all'estero costata alla sanità pugliese milioni di euro
Mentre una Giorgia (Meloni) lascia la Puglia in cui ha trascorso le vacanze, un’altra Giorgia arriva. Si tratta di Giorgia Pagano, la ragazza sedicenne che si trovava in America, a Pittsburgh, dal 2015 per curare una malattia rara, la sindrome di Berdon.
Mi sono occupata a lungo di questo caso sia sulle mie pagine social che sul Fatto per diversi motivi. Nel riassumerli, premetto che da quando ho iniziato a scrivere di questa intricata vicenda la signora Elisa Barone, madre di Giorgia, mi ha querelata più volte, sia per dei post che per articoli di giornale. Mi ha inviato inoltre diffide e richieste di rettifiche sempre tramite il suo legale, mi ha segnalata al Garante della privacy (nonostante l’esposizione costante della minore da 15 anni), ha chiesto che le mie pagine social VENISSERO OSCURATE e via dicendo. Al momento, una sua denuncia è stata archiviata perché il giudice ha stabilito che il mio è diritto di cronaca e sono fatti di interesse pubblico. Un’altra denuncia è ancora in piedi, ma non temo nulla. Ovviamente, a parte il dispendio di risorse economiche e di energie che invece la signora Barone sembra possedere, buon per lei.
E dico buon per lei, perché a quanto pare può permettersi molte spese legali e la mia inchiesta partiva proprio dai miei dubbi sulla raccolta fondi che teneva aperta incessantemente da poco dopo la nascita della figlia e dalla diagnosi di Berdon.
Avevo fatto notare come l’enorme flusso di denaro arrivato nelle sue tasche e le sue continue richieste di soldi sembrassero poco giustificati, visto che la Asl di Lecce copriva le spese mediche, oltre a vitto e alloggio (per i quali erano previsti fino a 9000 euro al mese).
Eppure, dal 2009 Elisa Barone inizia a raccogliere denaro nei modi più disparati, ricevendo donazioni da cantanti, calciatori, politici e gente comune. Nel 2013 apre la Onlus “Stellina di Berdon” e sulla pagina della associazione si promette di pubblicare spese e importi raccolti (non verrà mai fatto).
La signora, nel lanciare appelli per raccogliere soldi, affermerà più volte, negli anni, di dover coprire spese sanitarie, di dover pagare l’affitto, di essere in difficoltà economica.
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