La musica è malata e Elodie è solo un sintomo: la mia inchiesta
I biglietti a 10 euro o i tour cancellati sono solo alcune avvisaglie di un problema più vasto: quello di un sistema che spesso illude i cantanti di guadagnare un sacco di soldi, indebitandoli.
Dopo la pubblicazione dell’articolo sui biglietti per i grandi concerti estivi negli stadi ‘svenduti’ a dieci euro sono stata contattata da diversi professionisti che lavorano nell’ambito della discografia, del management di artisti e dell’organizzazione di concerti. Ciascuno di loro mi ha voluto spiegare un pezzetto di quel puzzle che, oggi, raffigura il nuovo volto della discografia, spiegandomi come si sia arrivati a ‘regalare’ biglietti per i live di artisti anche molto famosi, e il motivo è un po’ più complesso che ‘vogliamo fare sold out’. Nessuno ha voluto essere citato, ma quello che è uscito da queste testimonianze è il ritratto dell’industria musicale e di come sia stata completamente trasformata prima dallo streaming e poi dal covid, con nuove dinamiche e nuovi rapporti di potere.
La nuova industria discografica, tra streaming e consulenti/manager
Intanto, l’esplosione di Spotify e degli altri servizi di streaming musicale ha pesantemente ridimensionato le economie delle case discografiche, dal momento che i guadagni che una volta derivavano dalle vendite dei dischi non sono nemmeno paragonabili ai proventi dello streaming.
Oggi cento milioni di ascolti online - un numero che solo pochi grandi nomi del panorama musicale italiano riescono a mettere insieme- fruttano alla casa discografica di turno circa 350.000 euro lordi, dei quali tra gli 80 e i 90 mila andranno poi all’artista. Significa che il successo di una canzone, anche il più cristallino, dal punto di vista discografico non ha più nessuna ricaduta economica.
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