Perché gli influencer sono muti su Gaza (e una vecchia storia su Giulia de Lellis in Israele)
Gaza è radioattiva per il mondo dorato degli influencer che sulle loro pagine scintillanti riescono a nascondere solo una cosa meglio di un genocidio: i supplied.
Un po’ di tempo fa discutevo con una persona che stimo di una questione su cui non riesco mai ad avere una posizione netta, salvo eccezioni. La questione è: ci sono cose di cui bisogna parlare per forza? Lei riteneva che sia scorretto sottolineare l’assenza di opinioni altrui su- che so- le derive fasciste o un attacco sessista- perché ciascuno parla e scrive di ciò che sente vicino o, banalmente, di cui sa o ha voglia di parlare. Anche perché, lei diceva, siamo seppellite da notizie e commenti alle notizie, commentare tutto è un lavoro impossibile. Naturalmente è un’osservazione tanto banale quanto giusta, ma per me c’è un quasi.
Non è un dovere parlare a voce alta di QUASI tutto.
Poi ci sono cose di cui bisogna parlare e basta. Senza alibi, incisi, parentesi, asterischi.
Ci sono cose su cui tacere non è sospendere il giudizio e lasciare ad altri il dibattito.
Ci sono cose su cui il silenzio è una posizione.
Il silenzio su Gaza dei grandi e piccoli influencer è una posizione netta, perfino più netta di quella di chi scrive di Gaza, si espone, condanna il genocidio.
E non bisogna bluffare su questo, perché l’elefante nella stanza è troppo grosso e rumoroso per far finta che non esista. Le scuse per non parlare di Gaza sono manipolazioni. Chi non ne parla, sceglie deliberatamente una posizione di comodo. Ovvero: pro-Israele.
La riprova sta in una vicenda non molto lontana nel tempo, che oggi fa quasi sorridere per l’ipocrisia che racconta.
Esattamente un anno fa Giulia De Lellis andò in vacanza in Israele con l’ex fidanzato la cui famiglia vende armi. Giulia postò una foto con l’Idf, una perfino col capo di stato Herzog. Per usare un eufemismo, le arrivò una pioggia di merda sui social e sui giornali perché lei e Beretta posavano con gli israeliani assassini che tutti i giorni uccidono, deportano, torturano i palestinesi.
Per ragioni del tutto strumentali (in quel periodo mie ero molto occupata del caso Pandoro, quando tutti erano ancora convinti che fosse un’inezia) fui sollecitata da molta gente sui social a “PRENDERE UNA POSIZIONE PUBBLICA” perché ovviamente, se scrivi di pubblicità ingannevole, poi devi scrivere di tutto quello che fanno gli influencer. Certo.
Continua a leggere con una prova gratuita di 7 giorni
Iscriviti a Vale Tutto - di Selvaggia Lucarelli per continuare a leggere questo post e ottenere 7 giorni di accesso gratuito agli archivi completi dei post.