Perché sono scesa dal palco in Calabria
Le cronache locali stanno raccontando la storia di una serata in cui avrei dovuto ricevere un premio in maniera parziale e inesatta: ecco com'è andata
Ieri sera è successa una cosa surreale, che spiega molto bene il frequente atteggiamento dei colleghi giornalisti nei miei confronti.
Mi trovavo in Calabria, a Caccuri, provincia di Crotone. Era un invito arrivato tramite la casa editrice del Fatto mesi fa, ci tenevano molto ad avermi e a consegnarmi un premio per il mio ultimo libro. Essere lì il 9 agosto per me rappresentava un grosso sacrificio, perché questo mi obbligava a spostare la mia partenza per le vacanze a (quasi) ferragosto dopo un anno tosto, ma mi sembrava giusto accettare il premio e andare in Calabria, regione in cui sono andata pochissimo.
Scopro quando sono lì che i conduttori della serata sono Gianluigi Nuzzi e Vittoriana Abate. Nuzzi mi detesta, è cosa nota, aveva anche pubblicato la mia foto con la musichetta di Benny Hill quando si era suicidata la povera ristoratrice e altra roba di questo livello, ma vabbè. E mi odia per una ragione che spiegherò dopo, vecchia di ben 6 anni.
Comunque, sono lì per essere intervistata da un’avvocata, i due conduttori devono solo annunciarmi e quindi penso: facciamo finta di nulla, è un passaggio formale, siamo professionisti, amen.
Arrivo alle 21,00. Salgono sul palco Donato Carrisi, Stefano Massini, Corrado Formigli e altri ospiti tutti amorevolmente presentati come “amici”, “maestri” etc.
In platea, tra 600 persone, c’è anche Nicola Gratteri, che deve salire sul palco dopo di me.
Arriva il mio turno alle 23,30, salgo e Nuzzi non c’è. Chiedo dove sia, Vittoriana Abate non risponde e io scherzo sul fatto che abbia intervistato i peggiori criminali del paese ma si rifiuti di annunciare me.
Al che la giornalista di Porta a porta mi dice: parliamo di questa inchiesta, come mai questa antipatia per Chiara Ferragni?
Rimango stupefatta, e le spiego che già parte male perché le questioni personali (peraltro inesistenti) e una inchiesta sfociata in una multa dell’antitrust sono cose diverse… blabla.
Lei a quel punto farfuglia qualcosa e passa alla seconda freccia spuntata, ovvero: “parliamo di Fedez, hai detto che deve andare a sgusciare le vongole”. Le chiedo cosa stia dicendo e cosa c’entri Fedez. Lei farfuglia “l’ho visto oggi NEL TUO BLOG!” (non ho un blog da un decennio).
A quel punto capisco l’andazzo, le chiedo se sia un’imboscata, saluto il pubblico e me ne vado.
Non lascio svilire il mio lavoro in questa maniera becera.
Fatto sta che (lo scoprirò dopo grazie a un video che mi viene inviato) quando sono a una distanza di sicurezza, rientra Nuzzi a tamponare la situazione e dopo aver detto “viva la libertà di opinione!” (non si è capito quale), dice al pubblico: che “chi manca di rispetto ai miei figli io non ci parlo” e che “mi sembrava il minimo sindacale quello che ho fatto, non stringere la mano a chi non stimo e che non apprezzo”, con la sua consueta espressione da cacciatore di orsi.
Applauso del pubblico. Così sulla fiducia. Del resto, messa così sembra che io abbia minacciato i suoi figli, li abbia rapiti fuori scuola, sia pedofila, boh.
Il problema è che l’eroico Nuzzi lo dice quando sono andata via, senza consentirmi di replicare. Finché ero lì è sgattaiolato nei camerini, andata via è salito sul palco col petto gonfio.
Ora, io non sono neppure troppo stupita perché il livello dei colleghi è piuttosto basso e penso anche che Vittoriana Abate sia stata convinta a fare quello che ha fatto, perché non mi sembrava neppure avesse gli strumenti emotivi e culturali per tendermi quell’agguato ridicolo.
Detto ciò, visto che Nuzzi scomoda il tema figli, cosa che io non avrei mai fatto, mi tocca chiarire che nessuno ha toccato i suoi figli ma che, al limite, sono i suoi figli ad aver combinato qualche grosso guaio ben 6 anni fa. Un suo figlio, per la precisione. Ai tempi io scoprii la brutta notizia che coinvolgeva alcuni minori e un istituto molto noto e di prestigio. Ne scrissi sul Fatto mantenendo l’anonimato dei minori e dei genitori. La notizia ebbe rilevanza, ma nessuno mai citó né Nuzzi né tantomeno i minori.
Che infatti dovrebbero non venire citati in alcun modo da un palco, soprattutto da un padre, lasciando intendere che io abbia fatto chissà che cosa se non esattamente quello che fa Nuzzi nella vita (spero meglio): dare notizie.
Mi spiace che la notizia coinvolgesse un suo figlio, ma non è che siccome sei figlio di Nuzzi godi di una corsia preferenziale e un collega cestina la notizia, pur dandola nel rispetto dell’anonimato e con la maggiore delicatezza possibile.
Per giunta, queste lezioncine morali da chi tutti i giorni rimesta nella cronaca nera senza pietà per parenti di vittime, spesso minori, mi sembrano un po’ ridondanti.
La verità è molto più semplice: più volte sul Fatto e sui social ho spiegato come Nuzzi abbia fatto cattiva informazione per esempio a Quarto grado presentando la famosa EMMETEAM come un team di incredibili ingeneri americani quando era chiaramente un team di truffatori.
I figli, temo, non c’entrano niente.
E ancora un volta (Ferragni docet) la sensazione è che siano serviti a fare da scudo a una frustrazione che viene molto più da lontano. E cioè da quel luogo in cui le donne spiegano a colleghi maschi che talvolta fanno male il proprio lavoro, che è dare notizie vere.
Provo rabbia e disprezzo. Nuzzi lo conosciamo da tempo. Onestamente ignoravo fosse un vigliacco tale da fare quello che ha fatto in Calabria. Un abbraccio e goditi le vacanze meritate.
Hai fatto bene, è palese che ti abbiano teso una trappola e che non i te devano parlare del tuo lavoro e del tuo libro. Nuzzi è un vigliacco, come tantissimi uomini, brava Selvaggia