Pubblicità occulta nella musica: il caso Esse Magazine

'Consulenze discografiche', conflitti d'interesse, un 'posto' su Spotify a 60€. E l'intervista al suo fondatore, Antonio Dikele, che dopo l'imbarazzante telefonata con me inizia a aggiungere adv.

“Non ho accordi di alcun tipo per la pubblicazione ‘pagata’ di contenuti sui social. Noi abbiamo un rapporto stretto con le major, o i management degli artisti, ma non ci pagano per pubblicare post”. “No, non percepiamo nulla da Vivo Concerti e da Friends & Partners. Li tagghiamo solo per poter utilizzare il materiale”.

Strano perchè pagine simili alla vostra come “Trap Italy” pubblicano post molto simili con hashtag ADV!

“A noi quelle pagine lì ci danneggiano”.

Avete presente quando è uscita la mia inchiesta sul Pandoro e, improvvisamente, non si poteva più scrivere la parola ‘Balocco’ nei commenti sul profilo Instagram di Chiara Ferragni? Ecco, con Antonio Dikele e il suo Esse Magazine (un insieme di pagine social musicali da 884.000 follower solo su Instagram) è andata esattamente al contrario. È bastata una telefonata con lui e un paio di domande dirette sull’attività opaca del suo EsseMagazine- un misto tra contenuti generici sull’universo-mondo e una vera e propria vetrina a pagamento per cantanti e case discografiche- per far comparire l’hashtag #adv laddove prima non c’era. E mi spiace per Dikele, ma non sono nata ieri, e avevo già previsto tutto (previsto=screenshottato). Insomma, una pessima figura.

Ma partiamo dall’inizio.

La telefonata con Antonio Dikele Distefano, fondatore di Esse Magazine e socio di maggioranza della Cantera SRL, la società che controlla il magazine, è arrivata alla fine di lunghe giornate dedicate alla seconda parte della mia inchiesta sulla musica italiana: quella sulla promozione degli artisti e degli album sui social network.