Sorella, io ti credevo
Chiara Valerio sta sbagliando tutto. Perché non esiste solo la sacrosanta presunzione di innocenza, ma anche il senso dell'opportunità. E molto altro.
Breve riassunto dei fatti:
lo scrittore e filosofo Leonardo Caffo è sotto processo per maltrattamenti e lesioni gravi nei confronti della ex compagna. La richiesta della procura è una condanna a 4 anni e mezzo di carcere.
Chiara Valerio, curatrice del programma della fiera “Più libri più liberi” che si terrà a Roma a dicembre, dedica l’edizione della rassegna alla vittima di femminicidio Giulia Cecchettin e a Giacomo Gobbato, ucciso per aver difeso una donna aggredita. Scrive lei stessa: “Più Libri più Liberi 2024 - La misura del mondo è in memoria di Giulia Cecchettin, ammazzata il 11 novembre 2023, e di Giacomo Gobbato, ammazzato il 21 settembre 2024 per aver difeso una donna che era stata aggredita, e questo perché la violenza sulle donne riguarda tutti, non solo le donne”.
Nasce una polemica perchè tra gli invitati alla rassegna c’è proprio Leonardo Caffo.
Leonardo Caffo se ne tira fuori rinunciando alla sua partecipazione e scrive una lettera per spiegare le sue ragioni.
Chiara Valerio risponde con un video in cui difende la sua scelta, si rammarica della rinuncia di Caffo (di cui legge una lettera) e ribadisce che per lei vale la presunzione di innocenza. Non solo, aggiunge che il libro “Anarchia” di Caffo lo presenterà lei stessa perchè lo spazio pubblico serve per discutere.
Alcune note femministe tra cui Carlotta Vagnoli criticano fortemente Chiara Valerio ricordando che dovrebbe valere il principio “sorella io ti credo” e quindi il presunto abuser non andrebbe invitato, altri l’accusano di “amichettismo” della serie “se Caffo non fosse stato un tuo amico non lo avresti invitato” e così via.
Questa vicenda racconta molte cose- una tra tutte la frammentazione della galassia femminista 2.0 dopo la morte di Michela Murgia che con la sua autorevolezza (e un carisma che creava spesso sudditanza) teneva incollate personalità molto diverse- ma non è di questo che voglio parlare oggi. Non voglio sviare dalla questione Caffo, perchè a mio avviso racconta molto bene i limiti argomentativi delle parti in commedia. Spoiler: nessuno ha ragione.
Intanto sono a dir poco stupita dalla premessa di tutta la vicenda, una premessa che nessuno ha notato, perchè già la decisione di Chiara Valerio di dedicare la rassegna a Giulia Cecchettin e a un uomo, ovvero Giacomo Gobbato ucciso, come ha detto lei, per aver difeso una donna che era stata aggredita, e questo perché la violenza sulle donne riguarda tutti, non solo le donne, è qualcosa che mi aspetterei dal ministro Valditara. Al massimo da qualche esponente a caso di Fratelli d’Italia, da Giorgia Meloni, ma non da Chiara Valerio.
Gobbato, infatti, ha generosamente difeso una donna da un tentativo di scippo ed è stato accoltellato a morte, purtroppo (dopo di lui dalla stessa persona sono stati accoltellati anche un altro ragazzo e una donna, salvandosi). Un gesto senz’altro ammirevole, ma non si capisce che attinenza abbia con la violenza di genere, a meno che per genere non si intenda “il genere di chi porta la borsa sotto braccio”. Gobbato non è morto per salvare una donna molestata, violentata, non è morto perchè ha impedito a un uomo di picchiare sua moglie o a un ragazzo di uccidere la fidanzata. Era un tentativo di furto. A questo punto, Chiara Valerio poteva dedicare la fiera pure a un poliziotto.
Dunque, già questo mi era bastato per farmi saltare dalla sedia. Sembrava una di quelle scelte furbe della destra che accontentano le femministe ma riequilibrano la storia ricordando che anche gli uomini sono vittime.
E ora veniamo alla scelta di invitare Caffo e alle polemiche successive.
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