A Gaza non è genocidio, ma ad Amsterdam è la notte dei cristalli
Il modo parziale e imbarazzante in cui i media stanno raccontando i fatti di Amsterdam
Dunque, vediamo un po’.
Da un anno e un mese, a Gaza, si consumano crimini di guerra nell’indifferenza del mondo. 43 000 morti, video strazianti che vediamo su pagine social e ignorati dai media internazionali, aiuti umanitari ostacolati o impediti, gente che non può tornare a casa e sta ore in fila per un pezzo di pane mai garantito, orfani, disabili, vedovi/e, feriti, donne incinte, neonati, anziani lasciati crepare o agonizzare in attesa di un nuovo inverno e della prossima bomba che forse toccherà a loro, e chissà se arrivati a questo punto non possa essere pure un sollievo.
In questo contesto, accade che un gruppo di tifosi del Maccabi Tel Aviv, i Maccabi fanatics, va ad Amsterdam ad assistere alla partita contro l’Ajax. I Maccabi fanatics non sono un gruppetto di tifosi composto da docili mammolette, ma degli ultras di ultradestra noti per episodi indecorosi di violenza fuori e dentro gli stadi.
L’episodio più noto è ben raccontato in un video in cui decine di loro picchiano a calci e pugni un ragazzo egiziano reo di avere una kefiah. Il fatto è accaduto ad Atene a marzo di quest’anno, mentre erano in trasferta.
Come racconta questo articolo del Manifesto, politicamente di estrema destra, già nel 2014 avevano fatto discutere in patria per gli insulti razzisti contro un giocatore arabo-israeliano della loro squadra, Maharan Radi. In giro per Tel Aviv, nelle zone presidiate dai Fanatics, erano apparsi graffiti che recitavano «Non vogliamo arabi al Maccabi» e «Radi è morto». Alcuni compagni di squadra dell’allora 32enne centrocampista originario di Sulam, un villaggio arabo 16 km a nord del confine settentrionale della Cisgiordania, provarono a discutere con gli ultras per organizzare un incontro pacificatore. Radi ha raccontato che il suo capitano Sheran Yeini tornò da lui qualche giorno dopo dicendogli che non c’era niente da fare: «Semplicemente odiano gli arabi»
E infatti, succede che già dal mercoledì, il giorno prima della partita, gli ultras in questione si aggirino per Amsterdam con atteggiamenti tutt’altro che pacifici. Alcuni di loro si arrampicano sulla facciata di un palazzo per strappare via una bandiera palestinese che penzolava da una finestra. Diciamo che con un genocidio in corso non è esattamente il preludio di due giorni di strette di mano. Poi passano ad aggredire un tassista arabo reo non si sa che (forse di essere arabo?), in seguito passano a cori miti e paciosi quali “Israele distruggerà gli arabi” e “Non ci sono più scuole a Gaza perché non restano più bambini”. Dunque, a quanto pare, se mercoledì e giovedì per le strade di Amsterdam si aggiravano degli antisemiti, ai aggiravano pure dei nemici degli arabi. Questo però sembra un dettaglio, soprattutto nell’epoca in cui una bandiera della Palestina significa sostenere Hamas e un coro contro un popolo nel momento in cui viene sterminato è solo l’intemperanza di “qualche cretino” (così li ha generosamente definiti il Corriere della sera, “qualche cretino”).
Fatto sta che gli ultras del Maccabi continuano anche allo stadio, dove non rispettano il silenzio per le vittime di Valencia e qui i cretini sembrano essere più di “qualche” visto che le loro urla si sentono dalla curva opposta.
Fatto sta che in questo climax di provocazioni, cori razzisti e violenza nonchè di manifesto compiacimento per i morti di Gaza, fuori dallo stadio e in giro per la città si consumano alcuni episodi di violenza ai danni delle mammolette israeliane, episodi che vengono raccontati come una carneficina dai giornali. Addirittura, abbiamo letto titoli su eventuali tifosi del Maccabi presi in ostaggio. In realtà, il tutto finirà con 5 feriti lievi, su centinaia di tifosi del Maccabi presenti. In alcuni video si vedono un ragazzo costretto a dire “Free Palestine”, un altro finito in un canale, un altro preso a calci.
Ovviamente, il criminale Netanyahu coglie la palla al balzo e in un guizzo vittimistico che puzza di ridicolo decide subito di inviare due aerei in soccorso ai suoi docili connazionali. È già tanto che nella tratta non abbia fatto sganciare qualche bomba su un coffee shop in cui poteva pur sempre nascondersi un capo di Hamas.
E da questo momento inizia la narrazione giornalistica fedele ai toni e ai contenuti dell’ultimo anno: Il Jerusalem Post ha parlato di un'autentica caccia all’israeliano e così molti altri giornali italiani e nel mondo, dimenticando di contestualizzare l’accaduto e convincendo chi leggeva che dei tifosi apolitici, andati in pace della capitale olandese, fossero stati picchiati e inseguiti perché ebrei, fine della storia.
In realtà, quello che è accaduto, ha avuto poco a che fare col tifo fin da subito. Gli ultras del Maccabi non hanno tirato giù da un palazzo la bandiera dell’Ajax, ma quella della Palestina. I cori non erano contro la squadra avversaria, ma contro gli arabi. Contro i gazawi. La matrice di ciò che è accaduto non è antisemita, come piace raccontare ai giornali per seppellire ogni contronarrazione possibile, perchè se decidiamo che è antisemita visto che alcuni aggressori dicevano “ebrei di merda”, allora dall’altra parte c’entra pure l’arabofobia, visto i cori sui gazawi, sugli arabi.
La questione è evidentemente politica, ma non ci sono vittime e carnefici, detta così è un po’ semplicistica. Ci sono degli ultras di estrema destra che sono andati ad Amsterdam in cerca di scontri, provocando, aggredendo e compiendo gesti provocatori e razzisti, e dei locali di origine araba ( sicuramente neppure tifosi) che li hanno aspettati al varco, per aggredire alcuni di loro con calci e frasi razziste.
Questo è il risultato di un clima esacerbato dalla rabbia recente e da quella stratificata. E il modo disonesto e parziale di raccontare la storia a cui si assiste da anni è lo stesso della notte di Amsterdam, notte in cui l’unico pogrom, come ha detto un mio amico, è stato il 5 a zero dell’Ajax.
Dopo un anno di bombe su Gaza in cui ai titolisti di quasi tutti i giornali sono sfuggiti i soggetti (cadono bombe su Gaza, pioggia di bombe su Gaza), la stampa ritrova la passione bruciante per i soggetti (gli antisemiti picchiavano gli ebrei), per i titoli drammatici e, pensate un po’, vengono pubblicati sulle prime pagine perfino i fermo immagine di qualche video sfocato in cui pare ci sia l’assalto ai poveri tifosi.
Commovente che all’improvviso la stampa trovi giornalisticamente interessanti dei video di violenza, dal momento che sui morti quotidiani di Gaza esiste il più grande archivio di video dell’orrore della storia disponibile e aggiornato ogni ora online e nessuno se ne fa nulla.
Del resto, a Gaza non è genocidio, ma ad Amsterdam giovedì è stata la notte dei cristalli.
Come no.
Selvaggia grazie come sempre per la tua onestà, per la tua oggettività e per il tuo senso di giustizia. Sei una dei pochissimi a schierarsi dalla parte che ritieni giusta, che spesso coincide con quella dei più deboli, senza chinare la testa o retrocedere davanti ai potenti e ai prepotenti, accettandone e subendone i rischi. Tanta tanta stima. 🩷
Questo è essere giornalisti...brava