Giannini, ti spiego due cose
Massimo Giannini ha scritto un editoriale lodando il lavoro in presenza, e paragonando lo smart working all'alienante esperienza del protagonista di Shining. Qualcuno ha pensato di rispondergli
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L’altro ieri ci siamo svegliati con un editoriale di Massimo Giannini che, su ‘D’ di La Repubblica, ‘paragona’ lo smart working a Shining. Si intitola ‘Il mattino ha l’oro in bocca’, come la frase che (nella pessima traduzione italiana del film di Kubrick) il protagonista Jack Torrance batte all’infinito sulla macchina da scrivere. All’inizio pensavo fosse una metafora, anch’io ne uso spesso e anche a me da fastidio dover spiegare che utilizzare una figura retorica non è stabilire un’equivalenza fattuale tra due cose (ad esempio con Barbara D’Urso ho dovuto spiegarlo per due volte davanti a un giudice), ma poi continuando a leggere ho capito che nel caso del pezzo di Giannini, più che una metafora, si tratta di una vera e propria similitudine. Giannini è davvero convinto che lo smart working sia un’abitudine pericolosa che può portare all’imbruttimento, all’asocialità, evidentemente fino a trasformare il lavoratore nel protagonista di Shining, totalmente alienato dalla realtà per l’isolamento imposto dall’Overlook Hotel.
In realtà è il pezzo a essere una lode all’alienazione vera, un calice di ghiacciato champagne aziendalista versato sui pendolari ibernati su una banchina aspettando un treno che tarderà anche oggi, l’espressione di uno scollamento dalla realtà che trasforma Alain Elkann in un epigono del subcomandante Marcos, e il suo articolo sui Lanzichenecchi in una radicale appendice del Manifesto. Potete leggerlo qui, visto che Giannini era così desideroso di farcelo leggere da pubblicarlo per intero su Twitter, ma non posso non estrapolarne un passaggio per farvi capire il tenore della tesi portata avanti.
L’articolo è già diventato un meme e su twitter è già partita la gara al commento più divertente. Io, però, ho ricevuto una lettera che di divertente ha poco. Una testimonianza amara di chi dal pezzo di Giannini si sente preso a pesci in faccia. E non tanto perché non ci si abitui, alla fine, ai ragionamenti delle elite col culo al caldo sulla pelle di chi si scanna per mille euro al mese, ma perché Giannini, più che il giornale per cui lavora, vuole ancora rappresentare per chi lo legge un esponente culturale della sinistra, finendo così per rappresentare definitivamente, agli occhi degli oppositori, lo scollamento della sinistra dai lavoratori che dice di rappresentare. Perché viene il dubbio che Giannini, che per anni ha fatto il direttore, magari abituato a viaggiare con auto aziendali che lo aspettano sotto casa, a trasferte con aerei o treni (in carrozze business) pagati dalla produzione di un programma tv, o magari potendosi assentare dalla redazione per la presentazione di un libro, o per un evento istituzionale, dicevo viene il dubbio che Giannini non abbia la reale contezza di come sia, davvero, la vita fuori dagli orari di ufficio.
Ma soprattutto Giannini non capisce che la metafora è sbagliata. Quello che il protagonista di Shining scrive, nella versione originale, è (traducendo liberamente) “Lavorare solamente, e non divertirsi mai, rende Jack un uomo annoiato”. E la lettera che Michela mi ha scritto stamattina rende evidente, qualora ce ne fosse bisogno, che farsi quattro ore di mezzi tutti i santi giorni, un pranzo di merda ingurgitato in un quarto d’ora, la riduzione della propria dimensione privata (per almeno cinque giorni su sette) a una carezza al cane alle 20.30 e alle otto ore di sonno non sono divertimento. Ma sono, all’opposto, quella cosa che può trasformare un lavoratore alienato dalla vita in un matto che a un certo punto imbraccia un’ascia.
Ecco cosa mi ha scritto Michela:
Ciao Selvaggia,
ho letto il pezzo di Massimo Giannini "Il mattino ha l'oro in bocca" e sono rimasta sconcertata dalla disconnessione totale dalla realtà.
Per sei anni mi sono alzata alle 5 di mattina, ho portato il cane al parchetto e sono andata a piedi in stazione per prendere il treno delle 6.30 (consiglio a Giannini di venire a vedere cos'è per una donna sola, per vedere l'effetto che fa), ho fatto altri 30 minuti a piedi per raggiungere il posto di lavoro, perché con i mezzi avrei impiegato più tempo che a piedi. Con 1400 euro di stipendio non ti puoi permettere taxi, a lavoro ci vai con i piedini. Che ci sia il sole cocente di agosto, la neve di dicembre o la pioggia dell'autunno.
La pausa pranzo è di soli 30 minuti, la dirigenza non ci ha mai permesso neanche una sala ristoro, un microonde, un bollitore. Nulla. Quindi all'una tutti i giorni dovevi uscire e spendere soldi per un pasto schifoso, freddo e veloce nell'unico bar accanto all'ufficio (non tutti lavoriamo nel pieno centro di Milano), perché manco una schiscetta calda ti potevi portare.
E così come me, migliaia e migliaia di persone.
Quando torni a casa la sera sei stremata, hai buttato 4 ore della tua giornata (quando i treni sono puntuali) solo per raggiungere il posto di lavoro e non esiste più vita sociale, non esistono sport, hobby, amicizie. Sei talmente stanca che vuoi solo guardare TV spazzatura e dormire. Cerchi di farti perdonare dal cane che hai lasciato solo, dedicandoti a lui perché sì, con 1400 euro una dogsitter tutti i giorni non la riesci a pagare. E ricominci tutte le giornate così, tutte uguali, pensando che stai vivendo per lavorare anziché il contrario.
Giannini nel suo pezzo parla della bellezza del trovare le idee migliori davanti alla macchinetta del caffè con i colleghi, ma non tutti scriviamo romanzi o pezzi per Repubblica per vivere, non tutti facciamo lavori creativi. La stragrande maggioranza di noi fa lavori noiosi, ripetitivi e usuranti. La stragrande maggioranza di noi lavora con l'ansia di aver lasciato i propri figli con parenti, nonni, vicine di casa, perché non può permettersi l'asilo nido; di aver lasciato il proprio animale domestico da solo in casa perché non può permettersi dog o catsitter. Per non parlare poi di chi ha parenti con disabilità.
In ufficio abbiamo fatto una battaglia di due anni insieme al sindacato per avere lo smart working almeno un giorno a settimana, dopo che nel mese di agosto 3 persone sono svenute alla scrivania a causa del caldo e l'assenza di aria condizionata. Quando ci siamo riusciti ci è sembrato di ottenere, sì, l'oro: un giorno a casa con un po' di tempo per vivere, oltre che solo per lavorare. Perché mi sa che è così che si diventa Jack Torrance, non con Zoom.
Grazie,
Michela
Lo smart working aiuta anche l'ambiente, non solo le persone.
L’ennesima conferma che questi pseudo intellettuali di sinistra, ma in realtà solo sciuretti con qualche barlume di ricordo di antifascismo, sono la vera disgrazia di questo paese. Per una come me che ha sempre votato a sinistra è veramente un’ascia nel cuore. Ma chi cazzo gli ha mai più visti davanti a una fabbrica di operai a raccogliere le opinioni di chi prende il treno alle cinque del mattino e torna a casa alle otto di sera? Dimenticavo, l’arietta frizzante del mattino è stimolante, non come la noiosa aria di casa…