La mia intervista ai genitori di Chiara Poggi domani sul Fatto
"In questi giorni fanno vedere sempre le immagini della mia casa piena di sangue, io quando vado vicino a quella scala penso che c’era il corpo di Chiara, certo, ma qui c’è anche la sua camera".
Domani esce sul Fatto la mia lunga intervista ai genitori di Chiara Poggi, Rita Preda e Giuseppe Poggi.
Abbiamo parlato del circo mediatico intorno a questa nuova indagine e di quanto sia assurdo che le vittime collaterali (loro, ma anche e soprattutto Marco) debbano difendersi da accuse infamanti.
Rita Preda: “Era inimmaginabile che nostro figlio potesse essere accusato di aver ucciso sua sorella”.
Giuseppe Poggi: “a me gli innocentisti stanno bene, ma c’è modo e modo di sostenere l’innocenza di Stasi. Quando per salvare lui metti in mezzo altre persone, tra cui mio figlio, le sbatti in prima pagina e gli rovini la vita, cosa stai facendo? Assolvi lui e ne condanni altri cinque?”.
Per smentire definitivamente la fake news secondo la quale Marco non era in montagna con loro, hanno poi affidato al “Fatto” la lettera che il 31 agosto del 2007 (18 giorni dopo l’omicidio) ricevettero a casa da Arthur Mutschlechner, il proprietario del rifugio “Fodara Vedla” sulle Dolomiti in cui Giuseppe e Marco Poggi, il giorno della tragedia, attesero il soccorso alpino. Una lettera in cui l’uomo ricorda come fu doloroso vedere “gli occhi di un marito e un figlio in pena ….non ancora consapevoli della dolorosa notizia che sarebbe stata comunicata loro poco dopo”.
I Poggi hanno commentato anche la strategia difensiva dell’avvocato Lovati (“Non ci convince…”) e di De Rensis (“Fino a mercoledì l’avvocato De Rensis diceva che l’immondizia era del lunedì mattina, che quella della sera prima Chiara l’aveva buttata. Quando poi scopre che sulla cannuccia dell’Estathè c’è il dna di Stasi, allora l’immondizia è diventata quella della domenica sera”).
E poi c’è spazio per i chiarimenti sul famoso risarcimento di Stasi, sulle foto digitali e quelle cartacee della montagna, le impressioni sulla nuova indagine e l’amarezza per tutte le volte che Stasi non ha difeso la memoria di Chiara, anche in tribunale (“che lui voglia giustizia per Chiara non lo dica, perché non è vero”). Infine, c’è spazio per il ricordo di Chiara, per quello che rappresenta la casa in cui sono rimasti nonostante sia il luogo in cui la figlia è stata uccisa e per quella voglia di vivere una vita tranquilla, che sfugge da troppi anni.
Trovate l’intervista integrale, in due pagine, domani su Il Fatto Quotidiano.
Solo profondo rispetto per loro, e per il dolore che staranno provando per colpa di chi crede di essere in una puntata della Signora in Giallo, senza rendersi conto del dolore che stanno creando.
E per te ovviamente, Selvaggia.
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