La riscossa dei maschi nel format culturale trumpiano
L’avanzata italiana dei video podcast machisti, condotti da maschi che intervistano maschi non è casuale: é perfettamente in linea con l’idea di egemonia culturale di Musk e Trump. E di Giorgia Meloni
Sono molto preoccupata. Lo sono perché credo che la direzione morale e culturale della destra americana sia molto chiara, e che le donne siano destinate ad andarci di mezzo. Sono ancora più preoccupata perché osservando come si sta muovendo la comunicazione intorno alla politica (e viceversa) in America, è impossibile non notare come in Italia si stia costruendo uno schema molto simile. Uno schema che ha riassunto in maniera inquietante il novello macho Zuckerberg, che ospite del famoso podcaster Joe Rogan (uno a metà tra Cruciani e Red Ronnie) ha detto: "L'energia maschile è una cosa buona. E ovviamente ce n'è molta nella società, ma credo che la cultura aziendale stia davvero cercando di allontanarsene. Penso che avere una cultura che celebra un po' di più l'aggressività abbia i suoi meriti".
Per questo, quando giorni fa, sulla pagina sul degrado umano e urbano “Welcome to favelas” è apparso un post tra il surreale e il preoccupante, non mi sono stupita. Il testo, condiviso dal fondatore della pagina Massimiliano Zossolo, era questo: “Alcuni rappresentanti europei di Elon Musk hanno avuto un incontro con gli amministratori di realtà social legate al mondo dell’informazione indipendente, tra cui, per l’Italia, Welcome to Favelas. Al momento, le parti hanno scelto di non rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma l’incontro è stato giudicato dai partecipanti come necessario e molto stimolante».
La questione ha generato molto stupore, ma solo perchè non siete attenti e non state capendo da che parte sta andando il mondo della comunicazione di estrema destra soprattutto online i cui fili, in questo momento, sono mossi principalmente da Elon Musk (e i suoi delfini). Che non vuole limitarsi a costruire una egemonia culturale anti-woke, scorretta, che scardini la cultura democratica e crei caos, che metta in piedi una contronarrazione potente, che renda falso ciò che era vero. Ma, soprattutto, vuole rimettere al centro, tra le altre cose, l’uomo, il maschio, l’energia maschile di cui ha parlato Zuckerberg e che consenta a lui, a Trump, al cerchio magico di oligarchi e tecnocrati di allargare il più possibile il potere economico, culturale, politico.
Del resto, se è vero che l’automobile, per il maschio, è una sorta di rappresentazione fallica, figuriamoci quanto simbolismo -nella competizione tra maschi dominanti- c’è nella sfida viril-aerospaziale tra Musk e Bezos, entrambi ovviamente in prima fila alla cerimonia della rielezione di Trump. Entrambi concentrati su chi ce l’ha più lunga la traiettoria nello spazio (il razzo “Glenn” di Bezos per giunta è stato parecchio ironicamente commentato proprio per la sua forma fallica).
Ed è proprio la cerimonia di insediamento di Trump a fotografare il riassunto di un progetto maschile e egemonico molto chiaro. Da una parte gli uomini più ricchi del mondo (Bezos, Zuckerbeg, Musk, Pichai, Cook, Altman, Shou Zi Chew), quelli che esercitano il potere su più livelli.
Tutti in prima fila, tra poche donne che erano consorti dei ricchi o parenti di Trump. Tra parentesi, è diventata virale la sbirciata di Zuckerberg alla scollatura di Lauren Sanchez, che regala al capo di Meta un’imprevista aura da maschio libidinoso, così congeniale alla nuova immagine di Mark da “nerd che ce l’ha fatta" a maschio alfa.
E poi c’erano gli influencer, i podcaster e tutti coloro che hanno contribuito a creare il clima culturale della “contronarrazione” che tanto ha aiutato la rielezione di Trump. E alla quale hanno senz’altro contribuito i consigli di Musk, che dall’acquisizione di twitter (oggi X) in poi, ha deciso di condizionare comunicazione e propaganda nei modi spregiudicati che gli sono congeniali. E così, il Trump che due anni fa dichiarava guerra a TikTok e guardava in cagnesco i social, nella sua campagna per la rielezione ha usato tutti gli spazi più utili alla sua propaganda e ovviamente schierati con la destra americana. I “proprietari” di quegli spazi virtuali erano tutti lì, praticamente tutti maschi, alla sua rielezione.
Come scrivevo giorni fa sul Fatto, in un clima fortemente machista come quello trumpiano, non è certo casuale che quasi tutti questi personaggi collegati alla propaganda di Trump abbiano legami con la boxe, le arti marziali, il pugilato. Perfino Musk e Zuckerberg erano a un passo dallo sfidarsi alla lotta nel Colosseo (come dimenticarlo), ma alla cerimonia era pieno di uomini che i pugni se li danno sul serio. E, talvolta, che esercitano la violenza sulle donne. C’erano lo storico ex wrestler Hulk Hogan, Mike Tyson (che ha scontato in carcere una condanna per violenza sessuale ed è stato accusato di violenza da altre donne), il pugile e youtuber Jake Paul (accusato da due donne di violenza sessuale), il campione di arti marziali Conor McGregor (condannato a novembre per una violenta aggressione sessuale). E c’era ovviamente il caro amico di Trump, Dana White, che lo ha sostenuto con forza durante la sua campagna elettorale e che è presidente dell’Ultimate Fighting Championship, la più grande organizzazione di arti marziali miste al mondo. Uno che è finito nel Cda di Meta, accolto a braccia aperte dal nuovo amico Zuckerberg, per presidiare la svolta a destra dei social (fino a ieri) ostili a Trump. Insomma, l’uomo forte è con Trump. E pure quello che ogni tanto violenta una donna, ma solo per eccesso di testosterone, mica per cattiveria. E come dimenticare “la donna forte” Linda McMahon, cofondatrice della World Wrestling Entertainment, una delle più grandi amiche e finanziatrici di Trump, nominata da lui segretaria dell’istruzione.
Tra parentesi, il presidente punta così tanto a promuovere il modello dell’uomo-macho che alla fine si è portato sul palco gli autori di Macho man – i Village People – strappandoli definitivamente all’immaginario gay.
Il quadro degli influencer e comunicatori che erano lì con Trump non era molto più rassicurante. C’erano il più famoso podcaster americano Joe Rogan (ex lottatore pure lui), no-vax , negazionista climatico, uno che nel podcast ha discusso con Mel Gibson di spericolate terapie alternative per il cancro. E poi i podcaster di destra Tim Pool, o Logan Paul, 23 milioni di iscritti su YouTube, che naturalmente era alla cerimonia e che è anche un wrestler
Tutti questi podcaster e influencer hanno invitato nei loro spazi Musk, Trump ed altri repubblicani, e sono in stretta connessione tra loro e con altri giornalisti e influencer anche stranieri quali l’inglese Piers Morgan (noto uomo di destra filo Brexit e trumpiano).
A questo punto, vale la pena far notare come il clima culturale che si sta creando o rafforzando in Italia presenti dei tratti molto simili e inquietanti.
E qui torniamo a Elon Musk e a “Welcome to favelas”.
Conosco molto bene “Welcome to favelas” e il suo fondatore Massimiliano Zossolo. Zossolo, ai tempi ultras della Roma, per chi non lo sapesse, è stato condannato a 6 anni di carcere nel 2011 per il violento assalto a un blindato dei carabinieri dato poi alle fiamme (é stato 5 anni ai domiciliari). Come riportato da Repubblica, era stato denunciato il 7 ottobre del 2002 dai carabinieri di Casalbertone per porto abusivo di armi e affissione abusiva. La pagina da lui fondata “Welcome to favelas”, in particolare negli anni 2016/2017, era un calderone di sessismo, violenza, revenge porn, bullismo e perfino condivisione di materiale pedopornografico denominato la Bibbia
Gli iscritti erano milioni, in massima parte ragazzini minorenni, e la pagina fu chiusa dopo una mia lunga battaglia sotto forma di inchiesta sul Fatto (e decine di post) che durò più di un anno. Io (ma anche Lorenzo e mio figlio) subii minacce e violenza verbale che segnarono profondamente quell’anno della mia vita, ma alla fine- appunto- riuscii a far chiudere quella pagina. Zossolo non solo alimentò quel clima nei miei confronti, ma mi denunciò (lui!) perchè avevo sostenuto che su quel profilo si diffondevano revenge porn, dati di minorenni e materiale perdopornografico. Fornii le prove. La mia posizione nel 2019 fu archiviata, avevo detto la verità
Zossolo la pagina l’ha poi riaperta ma ha virato sul degrado urbano e sull’ignoranza. Insomma, sul disordine. Sul caos. Quello che piace a Musk.
Ovviamente, con l’informazione libera “Welcome to favelas non c’entra nulla”, ma c’entra molto con quel “format culturale” che Musk vuole esportare, avvalendosi di comunicatori, influencer, giornalisti 2.0 soprattutto maschi, spregiudicati, che si professano in parte liberali e libertari, anti-femministi e che con la scusa della “libertà di pensiero e parola”, della lotta al “pensiero unico” sdoganano violenza verbale, creduloneria, anti-scienza, danno parola a razzisti, omofobi, misogini e, ovviamente, a esponenti, anche politici, della destra più conservatrice. Spesso con la scusa di trattarli da “macchiette” ma, di fatto, legittimandoli. Rendendoli buffi, camuffandoli da personaggi innocui.
L’avanzata italiana dei video podcast machisti, aggressivi, complottisti, scorretti, condotti in massima parte da maschi che intervistano maschi e che si sponsorizzano a vicenda in maniera strategica e cameratesca, non è casuale. È perfettamente in linea con quello che sta accadendo in America e con il progetto e l’idea di egemonia culturale di Musk e Trump. E di Giorgia Meloni.
Questo tipo di propaganda alimenta il caos e favorisce l’autoritarismo. Autorizza il “decido io” o “esistono solo due generi, macchine e femminile” e ordini esecutivi che sono anche “cultura esecutiva”, nel senso di rozza e pragmatica. Nel senso di “basta censure, basta verifiche, ognuno dice quello che gli pare”. Tanto poi a rimettere ordine c’è il presidente. C’è Trump. C’è Giorgia Meloni.
La nuova giovinezza del programma radiofonico “La zanzara” è la prova lampante di questo clima favorito dalla vittoria di Meloni. Dopo un periodo di relativo appannamento, Cruciani e Parenzo sono tornati spavaldamente in auge con tanto di busto di Trump sulla scrivania e - per esempio- con una recente sfilza di interviste a tutti gli uomini accusati di stalking o violenza sulle donne, da Morgan a Basciano a Caffo con effetti terribili di vittimismo secondario, con le vittime fatte passate per “esagerate” o colpevoli e i colpevoli fatti passare per vittime.
Non è un caso che Alessandro Impagnatiello, assassino di Giulia Tramontano e del figlio che portava in grembo, abbia scritto una lunga lettera a mano e l'abbia fatta recapitare - tramite il fratello Omar - alla redazione de 'La Zanzara’. Ha scelto con attenzione il suo “portavoce”
E sempre a proposito di casualità, Sabrina, una delle vittime di revenge porn che ha denunciato il proprio ex colpevole di aver diffuso un loro video intimo finito su pagine quali Welcome to favelas (fu condannato), scoprì che l’ex era un amministratore delle pagine fan della sua amatissima La zanzara.
E poi, in questo format di maschi che intervistano maschi, ci sono l’ex galeotto che invita a sua volta il Basciano di turno o Morgan, che utilizza un linguaggio volgare e sessista, che fa bodyshaming, che parla della vita sessuale di Codegoni- dopo la denuncia per stalking all’ex Basciano- e la accusa di drogarsi. Che dice che Morgan è la vittima e altro che neppure riassumo.
Ex galeotto grande amico di Fedez, che a sua volta ha virato a destra e invita Vannacci ridacchiando e divertendosi o dedica puntate a sciocchezze irrazionali come “le foglie del destino”, o pubblicizza libri di numerologi come Ferrarini che alimentano la creduloneria popolare (e nel caso di Ferrarini danno consigli medici spericolati a persone malate, spillando soldi a molti disperati)
E del resto, anche la parabola di Fedez- ex paladino della sinistra- va in quella direzione inaspettatamente mascolina: boxe, amici ultras, risse, improvvisi occhiolini a Salvini, Larussa o Vannacci. È poi amico (e ospite) di Cruciani che a sua volta è andato ospite di Marco Mazzoli, altro personaggio chiave di questa cultura del “tutto è lecito”, lui più specializzato nel complottismo, amico di Red Ronnie, no vax, uno che vede gli ufo e che porta avanti da anni un programma radiofonico di maschi tra insulti, volgarità e fake news. Fedez che sta autorizzando l’ex galeotto a mettere in piazza la sua vita sentimentale, lasciando che la sua ex moglie e madre dei suoi figli venga derisa, venga umiliata.
Ci sarebbero così tanti link tra personaggi che sono linfa per la contronarrazione indispensabile a Trump, a Meloni, alla nuova destra che potrei andare avanti per altre mille righe, ma la verità è che la cultura anti-woke e, soprattutto, così smaccatamente antifemminista, in Italia sta facendo enormi passi in avanti. Soprattutto sul web attecchendo- e questo fa paura- tra le nuove generazioni di maschi. Leggendo i commenti a questi contenuti, è zeppo di ragazzini che osannano i nuovi eroi del politicamente scorretto, dei podcast al testosterone tra corpi palestrati, manager e fuffaguru che spiegano come fare il cash tra corsi fuffa e scommesse, che mostrano macchine, vite dorate a Dubai e orologi, con pornoattori e maschi che raccontano la loro vita sessuale e il gossip più pruriginoso.
Il tutto tra risatine, maschilismo sdoganato e maschi che si danno di gomito.
Ed è preoccupante notare come questa tendenza, questo ritorno al machismo becero e urlato coincida con un arretramento dell’influenza e della divulgazione femminista sui social.
Un arretramento che in Italia ha coinciso in maniera dolorosamente simbolica con la morte di Michela Murgia, ma le cui cause affondano le radici altrove. In un terreno molto più complesso, col risultato che in America come in Italia il femminismo 2.0 - così illuminato e protagonista fino a qualche tempo fa- è indebolito e offuscato da una mascolinità velenosa in forma smagliante.
Ma di questo- della preoccupante crisi del femminismo 2.0- parlerò nella seconda parte di questo articolo.
Stiamo andando in una direzione che non mi piace per niente. Il peggio è che ci stiamo andando con naturalezza e silenzio, poi arrivi tu Selvaggia che fai questa analisi e allora dici: capperi è vero!!! Come e cosa possiamo fare per fermare questa deriva??? In poco tempo stiamo tornando indietro di decenni
“Ci sono cose che si sanno e basta, e le prove sono solo conferma.” cit Michela Murgia